Viaggio a Ischia 2017
Casamicciola, domenica 18 giugno, 2017
Alle dieci avevamo già finito i preparativi, con le valigie pronte, le finestre chiuse, il rubinetto del gas orizzontale (chiuso). “Oslo 22” e il suo tassista sono stati rapidi ed efficienti e alle dieci e mezza eravamo già alla stazione (con un altro paio di scarpe). Costo 15,40 euro.
La Freccia Rossa Torino-Napoli, aveva dieci minuti di ritardo, che sono diventati 15 e poi 20. A Roma siamo stati fermi una diecina di minuti in più, perché – ci hanno avvertito – c’era un incendio accanto alla linea Roma-Cassino. Abbiamo visto e ci siamo fermati alla nuova stazione di Afragola, dalle forme bianche e avveniristiche (bella), ingombra di rifiuti di cantiere e di colazioni, pranzi e merende di chi ci ha lavorato e di chi ci è passato (brutto).
Con mezz’ora di ritardo siamo arrivati a Napoli Centrale, un loquace e gentilissimo tassista ci ha portati, per 20 euro a tassametro spento, alla Calata delle Masse da dove partono traghetti e aliscafi per Procida e Ischia. Abbiamo preso il traghetto delle 15 e 15 della Caremar, 24,20 euro in due. C’è rientrato un panino per me, una brioche vuota per Gabri, una bottiglietta d’acqua. 9 euro comprese le obbligatorie mance che tutti mettono (10 cent in genere) nel porgere lo scontrino.
Il viaggio in traghetto è bello: si costeggia il Golfo di Napoli fino al Monte Procida, una costa bellissima, con la scoperta di Isida, l’isoletta cantata da Eugenio Bennato, dove c’era il carcere minorile. Scortati da decine di gabbiani che si avvicinano a pochi metri dal ponte. Poi c’è lo scalo a Procida e quindi a Ischia. Insomma, non c’è solo mare, ma un paesaggio costiero sempre vario, sempre bello, sopra un mare blu che solo accanto alla nave mostra di essere sporco.
A Ischia Porto c’era Danilo ad aspettarci con una Panda “hold style” (132 euro per sei giorni). Il vecchio stile della Panda ultraventenne è più scomodo di quanto si creda: non c’è il servosterzo e ci si fa i muscoli alle braccia. Ma soprattutto nelle curve e nelle manovre si rischia di fare danni perché non siamo più abituati allo sforzo necessario con l’“hold style”.
Cordialissimo lo staff dell’albergo. Sono tutti amici sinceri di Barbara che qui ci ha indirizzato. Trattati con i guanti bianchi da tutti. Il maître della sala pranzo si è guardato intorno per controllare che nessuno lo ascoltasse e poi ci ha assegnato un tavolo con vista mare, che aveva negato ai clienti prima di noi. Abbiamo mangiato mezze maniche con pomodorini, rucola e rana pescatrice e poi due orate alla griglia particolarmente saporite; abbiamo finito con l’ananas.
Casamicciola, lunedì 19 giugno, 2017
Mattinata per piccolo shopping e mare. Siamo scesi a piedi nella piazzetta davanti al porto, in discesa è veramente facile e rapido raggiungere il mare. La spiaggia è affollatissima, comodo lo stabilimento balneare dell’Hotel, proprio accanto al porticciolo. Sotto il sole di mezzogiorno è stata dura tornare all’albergo, ma ce l’abbiamo fatta e ci siamo mangiati albicocche e pesche e un panino al prosciutto in due (quasi tutto io, Gabri qualche morso).
Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro in macchina visitando Lacco Ameno e Forio. A Lacco Ameno c’è il “fungo”: uno scoglio accanto al porto, eroso dalle onde alla base, largo in cima e incorniciato dal mare più blu che ci possa essere. La foto del “fungo” è stata la mia cartolina mandata per mail agli amici. Il paese è carino, con un corso alberato da una parte, con olivastri sagomati a cubo, abbastanza bassi e con un tronco grande e nodoso, segno di un’età ragguardevole. Poi c’è la grande piazza, con un fontanone di cemento armato e una statua in bronzo di ragazza, un po’ oscena, con le grandi poppe e la mano a nascondere un poco la passera.
Poi siamo arrivati a Forio, proprio una “toccata e fuga”: il sole era alto e feroce, l’aria rovente e Gabriella stanca della passeggiata a Lacco. Ho fatto in tempo a fotografare la chiesa, con un buffo santo in cima al portone principale, vestito da prete ortodosso e… con una manciata di pesci in mano! (Sarà stato San Pietro pescatore?). Nella piazzetta una statua in bronzo di “solfatare”, una donna che dava lo zolfo in polvere alle piante per difenderle dagli insetti, con uno strumento a soffietto, che mi ricorso era nell’arsenale di mio padre, in Calabria.
A cena nell’albergo a base di coniglio: antipasto di prosciutto e melone, penne al sugo e coniglio in umido. Qui nel sud hanno il terrore della pasta scotta e quindi l’attitudine alla pasta molto al dente… le maniche della sera prima erano più crude che al dente, mente le penne al sugo di coniglio erano effettivamente al dente.
Casamicciola, martedì 19 giugno, 2017
Verso le nove abbiamo cominciato a fare il giro in macchina dell’isola. Da Casamicciola a Lacco. Abbiamo tentato di vedere Villa Arbusto, una ex villa della famiglia Rizzoli, ora adibita a museo archeologico. Ci siamo trovati imbottigliati in una stradetta chiusa all’accesso alla villa. Poi siamo andati alla Madonna dello Zaro, abbiamo fatto la lunga strada che dalla porta d’ingresso arriva al cancello del parco dove fu vista la Madonna. Vi abbiamo rinunciato perché troppo ripida. Comunque abbiamo camminato abbastanza. Poi ci siamo avviati a fare il giro della costa occidentale e quindi il territorio del comune di Forio. E poi all’interno alle falde del monte Epomeo fino a Serrara Fontana e quindi Barano, l’unico paese non proprio sul mare. Qui ci siamo fermati a comprare frutta, albicocche e ciliegie, più una bottiglietta d’acqua per un totale di 3,50 euro; il giorno prima per la metà di quantità di albicocche, pesche e acqua avevo speso 4,50 euro a Casamicciola. Dove non ci sono tanti turisti si spende meno.
Siamo arrivati a mezzogiorno all’albergo, passando da Ischia.
Nel pomeriggio abbiamo fatto una lunga passeggiata sul lungomare, con caffè servito al tavolo.
Al ristorante dell’albergo io ho preso sformatino di melanzane e pasta, crema di porri e patate Gabri, spezzatino in bianco con patate per secondo, entrambi.
Casamicciola, mercoledì 21 giugno, 2017
Novità! Prima della colazione in albergo, abbiamo fatto un giro in centro e sulla banchina del porto. Poi siamo andati a prendere il caffè al tavolo, nel bar del giorno prima. Per quattro euro ti danno due bei bicchieri d’acqua gassata, due splendidi caffè d’arte napoletana, con due biscotti tondi, dal sapore dei savoiardi, a coprire le tazzine per mantenere bollente il caffè.
A differenza del giorno precedente abbiamo raggiunto i due obiettivi che ci eravamo dati.
I Giardini Ravino a Lacco Ameno sono davvero un posto unico. Una raccolta di tante piante grasse in un percorso che valorizza al massimo le varietà e i loro fiori. A organizzare questo giardino è stato ed è tuttora il “capitano” Giuseppe Ravino detto Peppino “u longo”. Ex maresciallo di marina ha girato il mondo e raccolto piante “succulente” e cactacee dalle forme più svariate. Nell’oretta che ci siamo stati, l’abbiamo visto infaticabile a mettere qualcosa a posto, con un pennacchio di capelli bianchi in un corpo asciutto e longilineo (u longo), con ottant’anni portati bene. La musica di fondo del giardino è il canto stridulo e vagamente minaccioso dei pavoni, almeno tre. Curiosità al bar: un cactus cocktail buono e dissetante. Ingresso costa nove euro a persona e li vale lutti; è chiuso il martedì e il giovedì: ci è andata bene.
Da Lacco siamo andati a Serrara, Fontana e quindi poco prima di Barano, le sorgenti Nitrodi. Il cartello che le indica è praticamente invisibile, sembra un qualsiasi cartello pubblicitario, bisogna avere molta “fede” nelle proprie intuizioni per prendere quella stradina a gomito che porta ad un piazzale sterrato. Da lì si scende per una ripida discesa di un centinaio di metri che al ritorno diventa salita. Il biglietto d’ingresso è alto (€ 12) ma vale per una giornata. La prima volta che si va c’è un accompagnatore che dice come funziona. Ci sono tante docce e anche sei fontane basse da pediluvio. Consigliano di stare sotto la doccia per almeno 15 minuti. L’acqua ha effetto sulla pelle: contro l’acne, le infiammazioni, piccole ferite, psoriasi, eccetera, eccetera, eccetera. Ho fatto la doccia ed in effetti è piacevole e dà una bella sensazione sulla pelle. Gabriella ha fato il pediluvio. Ci sono anche le sdraio in un boschetto di piante aromatiche sopra le docce, non ci sono andato, troppo ripida la salita. Abbiamo passato un paio d’ore.
A metà strada fra le docce e il piazzale di parcheggio c’è un’osteria invitante, Cantinetta Nitrodi, ci siamo fermati per uno spuntino: Gabri ha preso una zuppa di cipolle e io una di cozze. 21 euro e abbiamo affrontato gli ultimi 50 metri di ripida salita sotto il sole.
Nel pomeriggio abbiamo fatto una rapida scappata a Ischia Porto, anche per vedere se c’è un traghetto comodo per Napoli sabato. C’è e ci siamo tranquillizzati.
Una cena strana all’albergo. Gli altri ospiti, quasi tutti, vanno al buffet a prendere piattate d’antipasto, a noi basta il primo e la pietanza, quindi aspettiamo pazienti che arrivi il primo. E poco dopo sono arrivate due porzioni di lasagna e appena abbiamo finito l’orata di Follonica ai ferri per Gabri e arista con prosciutto e formaggio e patate per me (non ricordo il nome di fantasia del piatto).
Casamicciola, giovedì 22 giugno, 2017
Stamani lunga passeggiata alle sei per Casamicciola ancora addormentata. Abbiamo guardato le vetrine per vedere se ci veniva l’idea per qualche regalino, preso il caffè al solito bar, Calise, alle 7,30 eravamo all’albergo per la colazione.
Siamo andati a Forio per cercare i Giardini della Mortella, ma non c’era bisogno d’arrivare fin lì: i giardini sono poco fuori Lacco Ameno, in località Zaro accanto alla Madonna. L’indicazione ce l’ha data un signore di corporatura minuta, scelto accuratamente fra quelli che passavano per la via: di una certa età, camicia e pantaloni lunghi, con una borsa di cuoio. Infatti, dopo averci dato l’indicazione, ha tenuto a dirci che conosceva il musicista inglese che ha fondato il parco, dove c’era la villa dell’artista.
Davanti all’ingresso, in una strada stretta senza possibilità di lasciare la macchina, c’era l’indicazione di un parcheggio a servizio dei giardini, a mille metri. Ho lasciato Gabri all’ingresso e sono andato al parcheggio. In realtà c’è un altro ingresso in cima alla collina, molto più lontano di un chilometro. Quindi sono entrato da un altro ingresso e sono sceso di corsa per recuperare Gabriella.
È un posto bellissimo, con un panorama mozzafiato, un percorso fra tante piante meravigliose e fiori stupendi. Si passa dalle lussureggianti piante tropicali all’inizio della collina, al giardino delle aloe, alla macchia mediterranea, passando dal Tempio del sole, dalla voliera, dal teatro greco. Si risale per una collina intera, un centinaio di metri d’altitudine, ma con una strada a tornati molto piacevole e affatto stancante. Insomma, abbiamo passato una bella mattinata fra profumi e colori. (Ingresso 17 euro a testa.)
Siamo scesi per mezzogiorno a Lacco Ameno per bere un caffè e un aperitivo (io) e comprare un po’ di frutta per mezzogiorno. Da quando siamo qui abbiamo sempre mangiato solo frutta a mezzogiorno, tranne ieri alla Cantinetta delle Fonti Nitrodi.
Un pomeriggio grigio, con il sole che non ha sfondato le nuvole rarefatte. Afa e a tratti anche vento. È la prima mezza giornata quasi brutta di questa vacanza e lo si vede anche dalle foto che ho fatto a Ischia Ponte, dove siamo andati per vedere il borgo e la Fortezza Aragonese. Dev’essere bello quando c’è il sole, a noi è apparso un po’ triste, con i commercianti davanti alle loro botteghe ad aspettare immusoniti che qualcuno entri. Una fontana “artistica” degli anni ’60 con un disegno su sfondo verde-acqua. Ho percorso il lungo ponte che collega l’isolotto roccioso con in cima la fortezza, all’isola più grande dove siamo. A parte il grigio del tempo, Ischia Ponte è un borghetto da visitare, mantiene l’aria paesana a misura di abitante. C’è il Museo del Mare, ci sono le piazzette dove i bambini giocano a pallone, le vie dove i passanti chiacchierano fra loro.
A cena c’era la “serata di gala” e tutti eravamo invitati a vestirci al meglio. Io non lo sapevo, ma una signora elegante e gentile mi ha avvertito proprio sull’uscio della sala. Ero in pantaloncini e maglietta, mi sono messo i pantaloni lunghi e una maglietta più sobria. Cena con musica e poi ballo in terrazza. Cena con maniche e sugo di pesce, uno squisito riso al limone e poi due filetti di pesce con zucchine.
Casamicciola, venerdì 23 giugno, 2017
Solita passeggiata delle sei con splendido caffè da Calise. Mattina di shopping a Forio e poi a Lacco Ameno. Abbiamo tentato di andare al Parco Negombo, ma non volevamo andare al mare né alle terme, credevo che ci fosse un parco ombroso con panchine… Invece, dopo aver pagato cinque euro di parcheggio ci siamo trovati davanti ad una spiaggia assolata con un carissimo ombrellone e due sdraio da pagare, oppure due biglietti al parco termale da 32 euro ciascuno. Siamo stati anche ad un belvedere sul colle di fronte a Lacco. Qui tutto quello che è bello e organizzato è immancabilmente privato e si paga per usufruirne.
A pranzo non solo frutta, ma un panino al prosciutto e una pizzetta.
Nel pomeriggio siamo stati a leggere in terrazza con un bel sole e davanti al mare. Alle quattro e mezza siamo partiti per un giretto. Prima tappa Ischia Porto, per verificare la possibilità di prendere l’aliscafo: è più veloce e più sicuro negli orari. Infatti, parte alle 8,40 e arriva alle 9,30, così siamo più sicuri per la Freccia Rossa delle 11. Costo 39,90 in due.
Siamo andati a Barano, un paesino dell’interno che ci ha fatto una buona impressione passando. Ci siamo fermati per un po’ ai giardini, in una panchina vuota, accanto ad altre occupate da anziani. Siamo tornati a Casamicciola e per finire la nostra permanenza siamo stati da Calise a prendere un aperitivo (io) e una spremuta di limone per Gabri. Buona la cena all’albergo: una crespella con una farcitura a base di pesce per me, vellutata di sedano per Gabri; secondo di pesce per me, arrosto di vitello per Gabri.
Abbiamo pagato il conto dell’albergo: 660 euro per la mezza pensione e altri 62 euro per acqua, vino e altre cosette.
Firenze, sabato 24 giugno, 2017
Le valige le avevamo preparate già la sera, dopo cena, riuscendo a mettere tutto nel trolley e nello zaino. Abbiamo scambiato due chiacchiere con il portiere di notte e l’argomento non poteva non essere la siccità che sta assetando l’Italia. “Ma qui non c’è siccità – ho osservato io – l’isola è verde, non si vedono campi bruciati dal sole”. Mi ha risposto: “Ischia è attraversata da tanti fiumi sotterranei, non a caso siamo pieni di fonti termali. Le piante sono furbe e vanno a cercare l’acqua con le radici, per questo è tutto verde. Eppure a me nell’orto è morto un pero e un melo, per la siccità!”. Evidentemente il nostro portiere aveva le piante più sceme d’Ischia… Siamo stati poi nella terrazza dell’albergo, in attesa della colazione, che abbiamo fatto in anticipo sull’orario canonico delle 7 e mezza, muovendo a pietà il capo-cameriere.
Dopodiché tutto è filato liscio. Consegna della Panda: non c’era nessuno ad aspettarci a dispetto di quello che ci avevano detto: alle otto operativi! Prima di andare via, mettendo le chiavi sopra il parasole, ho mandato il messaggio di saluto a Danilo, che mi ha risposto dopo un quarto d’ora. In tutto abbiamo messo 40 euro di benzina, solo 22 litri perché qui la benzina costa cara (€ 1,79 al litro). Puntuale l’aliscafo, con un unico patema: le dimensioni del nostro trolley supera quelle consentite indicate da un cartello con tanto di appoggio per verificare larghezza, lunghezza e profondità del bagaglio. In realtà tutti avevano di tutto e di più e infatti nessuno ha detto niente al controllo. È riuscita a passare senza biglietto anche un’intera famigliola! La sceneggiata che hanno saputo improvvisare è stata magistrale… tanto che i controllori alla fine hanno abbozzato.
Altra scenetta gustosa quella del tassista che ci ha prelevato all’uscita del molo degli aliscafi, a Napoli. Era nella strada di scorrimento e stava trattando il prezzo con due ragazze con cagnolino, quando ha visto noi, ha mollato le ragazze “Ho paura dei cani, non se ne fa niente…” (una faccia da pendaglio da forca, che ha paura di un cagnolino tenuto in braccio…) e si è rivolto a noi “… non posso prendervi fuori della stazione di sosta… ma vi faccio risparmiare cento metri sotto il sole… facimm’ampresso che sono fuori regola…”. In cinque minuti di corsa ha infranto quasi tutte le regole del codice della strada, salendo sul marciapiede, andando contromano, suonando all’impazzata a pedoni sulle strisce. Venti euro senza tassametro, naturalmente, e voleva anche la mancia!
È stato noioso aspettare il Freccia Rossa delle 11, ma poi, tutto regolare e nei tempi.
Arrivati a Firenze puntualissimi alle due, abbiamo fatto una lunga fila per prendere il taxi. È inevitabile: erano arrivati contemporaneamente due Freccia Rossa, un migliaio di passeggeri che scendono dai treni e buona parte si affida al taxi. Avremmo fatto dieci minuti di coda e poi ci è toccato un tassista piccoletto, di una certa età, calmo e gentile, che in una città deserta (a Firenze era la festa del patrono) in pochi minuti e per 12,50 euro ci ha portati a casa.
Una bella vacanza!